L’impiego delle coltivazioni floreali nell’azienda multifunzionale
In questo nuovo approfondimento dello Sportello del Biologico all’interno del progetto Funkygal2 parliamo di fiori. Sono sempre di più le aziende agricole multifunzionali che in Lombardia scoprono il potere attrattivo dei campi fioriti, Creando spesso anche degli ottimi business.
In un paesaggio sempre più urbanizzato e dove anche l’agricoltura raramente offre la visione del colore dei fiori, estromessi dai campi a forza di diserbi già da parecchi decenni, scorgere dei fiori sta acquistando un fascino sempre maggiore.
Gli esperimenti in questo senso sono davvero tanti e si sono moltiplicati, almeno nella nostra Regione, in questi ultimi anni.
I più famosi sono certamente i campi di tulipani primaverili che hanno riscosso dapprima un enorme successo nei dintorni di Milano per poi espandersi in molte località della regione senza aver ancora stancato il pubblico, il quale è disposto a recarsi nei campi e pagare un ingresso per poter camminare tra i capolini fioriti, mostrare la bellezza dei colori ai propri figli o solamente per scattare un album fotografico in una location davvero suggestiva.
Un po’ più in là nella stagione c’è poi la fioritura dei papaveri. Varietà selezionate per la numerosità e il colore dei fiori e per formare cespi forti e resistenti, hanno invaso sempre più le città. Da intrusi di aiuole e cigli di tangenziali e ferrovie, sono assurti a veri protagonisti dei parchi urbani più in, come per esempio la Biblioteca degli Alberi sotto il Bosco Verticale a Milano, che quest’anno ha attirato migliaia di milanesi e turisti per scattare una foto o per una passeggiata davvero rilassante dopo la giornata lavorativa.
In questo articolo proviamo a delineare le modalità di coltivazione del tulipano.
Si tratta di una pianta bulbosa proveniente dalle zone mediterranee e aride del vicino Oriente. Molte delle specie botaniche progenitrici di quelle coltivate oggi provengono dalla Turchia o dall’altipiano iranico. Sono piante di ambienti secchi che sfruttano il breve periodo primaverile per concludere il proprio ciclo vitale e si rifugiano poi nel bulbo per passare i caldi e aridi mesi estivi.
Fin dal ‘600 la loro coltivazione divenne una moda travolgente, soprattutto in Olanda, dove arrivarono ad avere anche significativi valori economici. Anche oggi proprio i Paesi Bassi ne sono i maggiori produttori ed esportatori sfruttando abili competenze tecniche e un terreno al contempo pianeggiante ma molto sabbioso, che consente il drenaggio di cui questi bulbi hanno bisogno.
Alle nostre latitudini i bulbi vanno piantati in ottobre-novembre, poco prima dell’inizio delle gelate invernali. Il terreno deve essere ben drenante e profondo, privo di ogni ristagno idrico. Qualora sussistano condizioni di ristagno conviene allora applicare una lavorazione creando delle gobbe in cui vengono inseriti i bulbi, alla maniera dello zafferano. Il pH migliore è quello neutro o leggermente acido.
La crescita avviene in marzo, nel periodo coincidente con le ultime gelate. La pianta sviluppa dapprima le foglie basali prolungando velocemente in aprile lo stelo fiorale. A seconda delle varietà questo può essere alto dai 40 cm ai 70. In coltivazioni a scopo ornamentale o attrattivo conviene seminare un mix varietale che possa offrire più colori diversi ed anche una fioritura un poco più scalare. Tuttavia questa copre non più di due settimane di aprile e questa fugacità costituisce in qualche modo il limite di questa coltivazione soprattutto nel caso in cui i due week end compresi siano funestati dal maltempo, impedendo l’accessibilità ai visitatori.
La concimazione avviene al momento dell’impianto e nella prima fase di crescita, quando, in caso di assenza prolungata di piogge, deve anche essere somministrata un’irrigazione. Dopo la sfioritura la pianta va mantenuta in campo fino all’ingiallimento e alla senescenza naturale delle foglie. Solo così riesce a fare la fotosintesi necessaria per accumulare nuove energie nel bulbo e garantire la fioritura nella stagione successiva. Durante l’estate la pianta è a riposo. Eccessiva umidità in questo periodo porta al marciume del bulbo. Pratica comune è quella di rimuovere i bulbi in tarda primavera per conservarli esternamente fino all’autunno successivo. Se il terreno è adatto questa pratica può anche essere sospesa per uno o due anni di fila, ma va tenuto in considerazione che il tulipano tende a perdere vigore e capacità fiorale e dunque va sostituito dopo due o tre anni al massimo.
L’azienda, intesa sempre più come luogo di attrazione estetica oltre che produttiva, aperta al proprio territorio in un dialogo fatto di vendita diretta, ristorazione o semplice luogo di passatempo, può beneficiare particolarmente dall’impiego dei fiori nei suoi campi.
Fioriture molto precoci come il tulipano o la colza possono lasciare anche spazio a nuovi cicli colturali successivi, per esempio di varietà orticole a produzione estiva ed autunnale, inserendosi virtuosamente in una rotazione agricola ben studiata.
Il papavero è leggermente più tardivo, raggiungendo il tuo apice alla metà di maggio e lasciando poco spazio ad ulteriori utilizzi del terreno, però può essere un elemento di grande arricchimento per particelle anche di limitate dimensioni e residuali nell’economia aziendale.
Elementi di diversificazione dunque, di attrazione, anche di valore ambientale qualora incentivino la funzionalità degli insetti impollinatori, che meritano di essere prese in considerazione per un’utile integrazione della propria economia.
Lo sportello del biologico di Funky GAL 2 è a vostra disposizione per approfondimenti e per rispondere alle vostre domande.
Questo contenuto è stato realizzato all’interno del progetto Funky Gal 2 il primo sportello del biologico nell’ambito del FEARS programma di sviluppo rurale 2014-2020, operazione 3.2.01 – Informazione e promozione dei prodotti di qualità.