L’agricoltura bergamasca: un settore per giovani

All’interno dello Sportello del Biologico del Biodistretto continua la rassegna di approfondimenti  nell’ambito del progetto Funky Gal 2.

Oggi vogliamo toccare un tema di grande interesse per il settore primario del nostro territorio: l’attrattività dell’agricoltura nei confronti dei giovani.

Lo spunto iniziale lo prendiamo dalle recenti dichiarazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi riportate dall’Eco di Bergamo. Secondo gli ultimi dati il trend delle aperture di nuove imprese agricole con conduttore di età inferiore ai 35 anni è in grandissima crescita in tutta la provincia bergamasca, + 23,5% negli ultimi 5 anni a fronte di una crescita regionale del 2%.

Questa tendenza era già chiaramente delineata in periodo pre pandemico. Come riportato nel volume  “Il sistema agro-alimentare della Lombardia : rapporto 2020” che ogni anno analizza l’andamento del settore con riferimento all’annata agraria precedente, Bergamo già nel 2019 annoverava il 10% delle sue 4880 imprese agricole a conduzione under 35 anni. Il dato è particolarmente significativo se si pensa che la media regionale era del 7,7%.

Con la prima ondata pandemica anche l’agricoltura ha subito un forte colpo, derivato soprattutto dal blocco degli spostamenti in un periodo cruciale come quello primaverile. Tuttavia è noto che questo settore ha mostrato segni di tenuta e recupero ben più precoci che altri comparti economici.

Il biologico ha addirittura accelerato una corsa che ormai dura da anni, come già sottolineato in un precedente articolo e si è avvantaggiato della nuova attenzione verso la qualità dell’alimentazione cresciuta in questi ultimi anni.

Le imprese giovani hanno anche dimostrato di sapere esprimere maggiore resilienza nei confronti dello shock pandemico. Il primo Rapporto sui Giovani in Agricoltura del Centro Studi Divulga riferisce per il Nord-Ovest italiano questi dati di fatturato per l’anno 2020: -3,24% del fatturato sul 2019 per le aziende condotte da over 35 e +5,42% per quelle condotte da under 35.

A giocare un ruolo importante in queste performance è la propensione all’innovazione che si esprime sia in termini di maggior tecnologia nei campi (agricoltura di precisione per esempio) così come la più elevata digitalizzazione. A quest’ultima caratteristica si accompagna anche l’uso più spontaneo e sapiente dei social per le proprie campagne di comunicazione e vendita e di internet in generale per il costante aggiornamento.

Nel territorio di Bergamo i giovani imprenditori tendono ad aprire nuove imprese soprattutto in ambito allevamento nelle aree montane.

Questa scelta è determinata sia dal costo dei terreni certamente più abbordabile che dalla possibilità di fare formaggio, in un territorio fortemente connotato da produzioni casearie di grande qualità e che per ricchezza e varietà costituisce un unicum a livello europeo. La trasformazione dei prodotti consente l’incremento del valore aggiunto della materia prima lavorando anche sulle innovazioni di processo capaci di intercettare particolari nicchie di mercato.

In pianura il discorso si complica per una disponibilità di terreni già scarsa, data la storica ed elevata densità di popolazione, ed erosa ulteriormente dall’espansione infrastrutturale e dalla nascita di poli logistici attorno alle principali arterie. Inoltre è forte anche la pressione di comparti agricoli consolidati come quello dell’allevamento e della IV Gamma.

Tra le soluzioni principali adottate dai giovani per incrementare la sostenibilità economica di impresa vi sono certamente la scelta di aprire attività multifunzionali (vendita diretta, agriturismo ecc) e di puntare sulla certificazione biologica.

La convenienza del bio non esiste in tutti i settori. Come segnalato dalla ricerca Terraevita è l’ortofloricoltura il settore in cui il valore prodotto dal bio stacca notevolmente quello del convenzionale (+3.925 euro/ha). Questo si incrementa ancor di più attraverso la vendita diretta e la creazione di un rapporto fiduciario col cliente.

Nel territorio del Gal dei Colli di Bergamo e del Canto Alto e del Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo sono molte le aziende che si dedicano all’orticoltura biologica e che hanno sviluppato da molto tempo o, a volte, in risposta alle nuove sfide di questi ultimi anni, sistemi di vendita diretta e di consegna. Nel caso dell’agricoltura di prossimità come bene è rappresentata in queste realtà del territorio, il rapporto fiduciario con il cliente finale diventa uno strumento di crescita fondamentale in grado di procedere alla disintermediazione e alla contrazione della filiera mettendo il produttore nelle condizioni di comunicare al meglio il proprio valore aggiunto, le proprie pratiche di sostenibilità e la qualità del suo prodotto.

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