Agroecologia: presupposti e criteri

Cosa è l’agroecologia?

Per definirla partiamo da un estratto del BIOREPORT 2016, la pubblicazione disponibile online che analizza, a partire dal 2011, l’evoluzione dell’agricoltura biologica italiana.

“È nell’ultimo decennio che l’agroecologia – soprattutto come disciplina scientifica – ha conosciuto un forte cambiamento, orientando la sua attenzione su tutto il sistema alimentare, definito come una rete globale di produzione alimentare, distribuzione e consumo. In questo quadro, Gliessman la definisce come “la scienza di applicare concetti e princìpi ecologici per la progettazione e gestione di sistemi agro-alimentari sostenibili”. Questa dimensione richiede un approccio multiscala, metodi transdisciplinari e attenzione all’interazione tra le diverse componenti, tecniche e socio-economiche, del sistema. attualmente, l’agroecologia può essere pertanto interpretata [43] sia come una disciplina scientifica sia come un movimento politico-sociale, oltre a essere identificata con una serie di pratiche agricole. Come tale, l’agroecologia cerca di migliorare i sistemi agricoli imitando i processi naturali, creando interazioni biologiche benefiche e sinergie tra le componenti dell’agroecosistema. In questa prospettiva, produttori e consumatori sono visti come parti attive del sistema. Ciò comporta una nuova e più grande definizione di agroecologia quale ‘lo studio integrativo dell’ecologia di tutto il sistema alimentare, che comprende le dimensioni eco- logica, economica e sociale, o più semplicemente l’eco- logia dei sistemi alimentari'”

Possiamo dire che oggi l’ambizione è quella di coniugare sempre di più ecologia ed agricoltura con l’obiettivo di rafforzare il tessuto produttivo delle piccole imprese agricole e di proporre nuove tecniche agricole sostenibili anche nel lungo periodo.

Photo by Cam James on Unsplash

 

L’agroecologia in un’azienda agricola

In un’azienda agricola l’agroecologia è in grado di trarre i massimi risultati dal corretto funzionamento dei processi naturali di ogni ecosistema riducendo drasticamente l’impiego di pesticidi e fertilizzanti chimici.

L’agricoltura biologica e biodinamica sono oggi la concreta applicazione tangibile dei modelli di agroecologia. Essa si basa su alcuni capisaldi che possiamo riassumere nei seguenti punti:
●      Creare diversità nell’azienda agricola;
●      Integrare le produzioni vegetali con l’allevamento animale;
●      Sistemare il terreno e lavorarlo al minimo per incrementare la sostanza organica del suolo;
●      Adottare sistemi di colture consociate;
●      Adottare la rotazione delle colture (con la presenza di almeno una leguminosa nelle colture in successione);
●      Impiegare genotipi resistenti agli attacchi parassitari;
●      Trattare il terreno con letame e materiali organici compostati per incrementare la sostanza organica del suolo;
●      Praticare il sovescio;
●      Favorire il controllo biologico di erbe infestanti, fitofagi e fitopatogeni;
●      Proteggere e realizzare infrastrutture verdi (siepi, alberate, piccole zone umide, ecc.) con almeno il 10% della superficie dell’azienda agricola riservata alle aree d’interesse ecologico (EFA)

 

 

Da tempo, viene affermato come il modello agricolo convenzionale, originatosi dalla rivoluzione verde e basato sulla specializzazione produttiva e sul massiccio e crescente impiego di input esterni e di energia d’origine fossile, sia oggi in profonda crisi. Tale modello agricolo viene considerato da molti non sostenibile sotto il punto di vista sociale e ambientale e giudicato incapace di contribuire a risolvere le grandi sfide che la società del nostro tempo si trova ad affrontare, come il declino delle risorse naturali e della biodiversità, i cambiamenti del clima e la sicurezza alimentare.

Importante, perciò, è soffermarsi sul ruolo e sulle capacità dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica di proporre e realizzare modelli e processi produttivi sostenibili in grado di rispondere alla pressante esigenza di coniugare l’attività economica con integrità e perpetuità delle risorse naturali.

 


Photo by Ronan Furuta on Unsplash

 

L’agroecologia gode quindi di crescente attenzione ed è sempre più invocata, oltre che in ambito scientifico, anche di governance e tra le organizzazioni sociali. In questo contesto, due polarità dal mandato politico nettamente distinto ne promuovono l’adesione, pur con evidenti diverse accentazioni: la FAO e i movimenti sociali, capitanati da La Via Campesina. Se per la FAO, l’agroecologia è quale traiettoria di sostenibilità in agricoltura, per i movimenti sociali, come sancito nel corso del Forum mondiale di Nyeleni sull’Agroecologia (2015), essa rappresenta uno strumento di cambiamento sociale attorno alle tre dimensioni che ne interpretano lo spirito trasformativo: agricola, socio-economica e politico-culturale.
Anche se l’evoluzione del pensiero agroecologico ha portato sempre più a considerare l’agroecologia da insieme di pratiche focalizzate sulla qualità e sulla protezione delle produzioni nel rispetto dell’ambiente a nuove dimensioni di ri-organizzazione dell’intero sistema agroalimentare, è sicuramente a livello di azienda e di singola unità coltivata che la stessa agroecologia trova il suo dettaglio di scala più studiato. In questa ottica, l’agroecologia può essere definita come l’applicazione dei princìpi e dei concetti ecologici alla progettazione e alla gestione di un agroecosistema, laddove l’agroecosistema è da intendersi in posizione intermedia tra un ecosistema naturale, ad elevata complessità, e un sistema intensivo di produzione, a bassa o nulla diversificazione e in cui l’unico output considerato è la produzione vendibile. Infine, due percorsi per illustrare il rapporto sul binomio agroecologia e sicurezza alimentare: uno di carattere “incrementale” volto a rendere più efficiente il ricorso ai fattori di produzione, ma in un quadro sostanzialmente invariato; l’altro, appunto, “trasformativo”, ovvero capace di modificare le fondamenta del sistema produttivo mettendo al centro il ruolo delle comunità, facendo leva e rispettando i contesti ecologici, riducendo l’impronta chimica e carbonica, dando valore al tema dei diritti alimentari e riorganizzando la distribuzione del cibo (L. Colombo FIRAB, in Bioreport 2016[1]).

Lo sportello del biologico di Funky GAL 2 è a vostra disposizione per approfondimenti e per rispondere alle vostre domande.

Questo contenuto è stato realizzato all’interno del progetto Funky Gal 2 il primo sportello del biologico nell’ambito del FEARS programma di sviluppo rurale 2014-2020, operazione 3.2.01 – Informazione e promozione dei prodotti di qualità.

targa informativahttps://enrd.ec.europa.eu/

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