L’orticoltura nel territorio del Bio Distretto e del GAL
Attraverso il progetto Funky GAL 2, Il primo sportello del Biologico il Bio Distretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo promuove l’allargamento della platea di agricoltori biologici sul territorio. Un territorio che parzialmente condivide con il GAL dei Colli e del Canto Alto che lavora per lo sviluppo agricolo, turistico, economico e territoriale nel suo complesso nei comuni di Almè, Paladina, Ponte Ranica, Ranica, Sorisole, Torre Boldone e Villa d’Almè.
Una delle chiavi di sviluppo sostenibile riconosciuta come fondamentale da entrambi gli enti è quella dell’agricoltura biologica. Un’attività in grado di abbinare la produzione primaria con la cura del territorio, la qualità del paesaggio e la salubrità dell’ambiente.
Il panorama delle aziende biologiche già operanti nel GAL (che oggi ammontano a 11) è variegato e comprende imprese di produzione, trasformazione e cooperative sociali. Due di queste, Areté ed Oikos, di cui già si è parlato in un articolo precedente fanno anche parte de Biodistretto.
Con questo articolo vogliamo iniziare un percorso di approfondimento delle coltivazioni biologiche portate avanti dalle tante aziende che operano in questa area. Con ciò si intende favorire la conoscenza da parte del consumatore delle opportunità di acquistare prodotti a filiera corta e al contempo offrire un panorama di conoscenza ed esperienza a quelle aziende che si stanno avvicinando al bio.
L’orticoltura
Partiamo con l’orticoltura perché essa costituisce indubbiamente la principale attività tra quelle produttive dei soci del Biodistretto così come del GAL.
Sono molti i fattori che determinano questa preponderanza e non ultimo una vocazione territoriale. La provincia di Bergamo, in Lombardia, è infatti una di quelle (insieme con Brescia) dove l’attività orticola è maggiormente sviluppata e variegata. L’aspetto climatico come sempre è fondamentale. Si tratta di aree precollinari dal clima mite e in cui in inverno la presenza della nebbia è di gran lunga inferiore a quella riscontrabile nella bassa pianura. Questo è un elemento fondamentale nell’economia di aziende che si sostentano anche grazie alle coltivazioni protette, ovvero in serra, che consentono loro di avere produzioni vendibili durante quasi tutto l’anno e che si alimentano della quantità di irraggiamento solare di cui possono fruire durante i mesi autunnali e invernali.
Oltre a queste prerogative climatiche di partenza gioca a favore anche l’infrastrutturazione della provincia, la vicinanza con le grandi arterie di trasporto e comunicazione e l’accumulo di esperienze imprenditoriali e know how che sempre caratterizzano le aree distrettuali.
In un contesto segnato poi da una dimensione aziendale medio-piccola, la produzione orticola costituisce anche una via per il raggiungimento di una sostenibilità economica più solida. E’ infatti un’attività a intenso impiego di capitali e manodopera ma anche in grado di fornire margini e valore aggiunto all’ettaro di gran lunga superiore a quello riscontrabile nelle colture cerealicole o simili.
Per offrire un quadro più approfondito sulla diffusione dell’orticoltura citiamo i dati del Biodistretto. Su 17 soci produttori sono ben 9 quelli che si dedicano alla coltivazione di verdure, oltre la metà.
L’offerta è estremamente elevata, attestandosi su una cinquantina di varietà differenti e comprendenti soprattutto verdure da foglia come insalate,cicorie,spinaci, valeriana, radicchi e verze e verdure a fruttificazione stiva come peperoni, melanzane, zucchine e pomodori. Non mancano varietà più particolari come che vanno nella direzione di recuperare piante di un’agricoltura “povera” oggi rivalutate o specie che trovano un mercato interessante, soprattutto in Lombardia, tra le comunità migranti e i ristoranti etnici. Questa diversificazione colturale, se ben gestita attraverso l’applicazione di piani agronomici accurati, è in grado di coprire, attraverso opportune rotazioni, tutti i periodi dell’anno, impedendo la cessazione dell’attività anche temporanea.
Inoltre l’orticoltura, per la sua diversità, si adatta bene alle nuove tecniche di agricoltura biologica, come l’agroecologia, già oggetto di un precedente articolo. Tutte le forme di agricoltura che oltre a bandire i prodotti di sintesi non previsti dai disciplinari bio lavorano per massimizzare le interazioni positive tra specie di piante differenti, trovano nel settore orticolo un perfetto campo di sperimentazione.
Uno degli aspetti da segnalare è anche la propensione delle attività di produzione orticola a incrementare la multifunzionalità aziendale attraverso l’apertura di nuovi rami di impresa. Per esempio, lo spaccio o il negozio aziendale, sono canali comuni tra i soci del Biodistretto che si dedicano agli ortaggi, proprio per l’intrinseca facilità di commercializzazione di questo prodotto.
Questa attività consente anche di bypassare molti passaggi di filiera, riportando al produttore una marginalità economica che altrimenti viene diluita tra gli anelli della catena.
In questi ultimi anni va segnalata anche una propensione e un’attenzione maggiori del consumatore verso il cibo di qualità e provenienza locale. La tendenza (ne abbiamo parlato in questo articolo) è stata confermata anche nell’anno pandemico. Sebbene siano cambiati i canali di vendita, con una maggiore propensione all’online, non ha subito inflessioni il settore del bio, che anzi prosegue i suo percorso di crescita.